FrancoAngeli Storia
QUANDO IL PAESANO RIFIUTÒ IL PENDIZIO
Pendìzio
era l'omaggio che il contadino lombardo doveva periodicamente assicurare al padrone, nelle forme di regalie in natura e di prestazioni di lavoro gratuite e semigratuite. La contestazione di questo tributo, ripetutamente elevata dai paesani in rivolta, è assunta dall'autore come evento simbolicamente decisivo e gravido di conseguenze, in quanto non solo sancì la crisi di quel particolare rapporto mezzadrile vigente nelle campagne dell'alta Lombardia, ma segnò anche l'inizio della fine di un dominio signorile lungamente esercitato.La modernizzazione industriale, realizzata, come sottolinea l'autore, sul dissolvimento dell'egemonia degli antichi proprietari e in stretta simbiosi con la trasformazione fondiaria, non produsse però fenomeni di pauperismo degradante: il radicamento e lo sviluppo dell'industria nel contado favorirono, viceversa, l'ascesa di una piccola imprendítoria coltivatrice e, fatto abbastanza inusitato e mai sufficientemente,sottolineato, incoraggiò e sviluppò la formazione della piccola proprietà contadina.
Nel contesto di quella grande trasformazione si inserì il ruolo della cooperazione, le cui vicende sono raccontate, recuperando dall'oblio il contributo di alcuni pionieri (dell'umanissima e tragica figura di Rinaldo Anelli innanzitutto, ma anche di Angelo Tondini e di tanti altri) e la storia delle più diverse società attive ed operanti nel contado milanese.
L'indagine, condotta assumendo nel suo significato paradigmatico l'evoluzione di una periferia regionale come quella dei contado cuggionese osservata attraverso l'esame di una ricca messe di testimonianze d'archivio, offre al lettore e allo studioso l'opportunità di un viaggio intrecciato di grandi e piccole storie, spesso inedite, tutte comunque rigorosamente documentate e raccontate con il piglio di una narrazione tanto gradevole quanto convincente.
Gianfranco Gallianí Cavenago, nato a Milano, vive e risiede a Turbigo, paese dei quale è stato sindaco per dieci anni. Si è laureato in storia contemporanea all'Università di Torino.
ISBN
88-464-1257-5