Hannover: resoconto a puntate di un viaggio "nel futuro".

 
  I cogeneratori della Kraft Werk  
  Ovvero come raddoppiare il rendimento nella produzione di energia, risparmiando denaro, limitando le emissioni di CO2 ed evitando la costruzione di nuove centrali.

Si, c’è un altro modo di affrontare i problemi energetici. Ne ho avuto continua verifica pratica nei numerosi incontri avuti in Bassa Sassonia.

Stalvolta parlerò della visita alla Kraft Werk e dell’incontro con Ralf Meyer, contitolare dell’azienda, un tecnico che una quindicina di anni fa con altri quattro amici ingegneri cominciò a produrre microcogeneratori.

La Kraft Werk è situata nella fascia quasi centrale di Hannover, su un’area occupata un tempo da una media industria. Oggi su quell’area sorgono diverse piccole unità produttive dai cui tetti spuntano in bella vista collettori solari e pannelli fotovoltaici.

Alto, allampanato, ovviamente biondo anche se decisamente stempiato, potrebbe essere una sorta di Archimede Pitagorico in versione teutonica. Entriamo in fabbrica mentre sta mettendo a punto una delle sue creature, il MEPHISTO 16 , nome un po’ luciferino del cogeneratore di cui sta effettuando gli ultimi controlli prima della spedizione al cliente. Ci accoglie con una calorosa stretta di mano, e dopo aver chiuso il "mephisto" inizia a raccontare la storia della ditta e dei suoi prodotti di eccellenza. Anche lui, come i suoi soci è figlio del movimento antinucleare degli anni 70, anche lui si era chiesto "ma io in concreto cosa posso fare". La risposta erà lì davanti a noi. Un apparato in grado di produrre contemporaneamente elettricità e calore, apparato di dimensioni contenute, poco più di una caldaia, un metro cubo circa, pensato per essere utilizzato da piccole utenze plurifamiliari.

Il microcogeneratore che abbiamo davanti è un gioiellino di tecnica, in grado di produrre 5 KW elettrici e 16 temici. In estrema sintesi è un motore collegato a un generatore , il tutto chiuso in una scatola di lamiera ben coibentata per eliminare le perdite di calore ed eliminare ogni rumore. Può essere alimentato a gas, a metano, a gasolio, a biogas adattandolo così alle più diverse esigenze. E’ una unità compatta, estremamente silenziosa, di estetica gradevole. Dove sta la "genialata"? L’apparato produce elettricità che viene immessa in rete e venduta, mentre il calore viene utilizzato per il riscaldamento delle abitazioni. Incredibile ma vero, il rendimento complessivo è del 97%.

Per darvi una idea di cosa questo significhi cominciamo col dire che il rendimento di una centrale termoelettrica tradizionale (quella di Turbigo fino a qualche anno fa) è dell’ordine del 30/35%. Le centrali più evolute (restando all’esempio di Turbigo, i suoi nuovi gruppi a ciclo combinato) hanno un rendimento che si aggira sul 50%. Questo significa che almeno la metà dell’energia immessa sotto forma di combustibile non viene utilizzata e viene dispersa sotto forma di calore (questo spiega come mai le acque del Naviglio sono calde anche d’inverno). Bello spreco per una nazione che importa la quasi totalità dei combustibili… non credete?

Ma torniamo a Ralf. Ci racconta le meraviglie delle sue creature, gli artifici tecnici impiegati, i componenti di prima qualità realizzati in modo impeccabile per durare a lungo. Ma il "bello" della faccenda è che il cogeneratore della Kraft Werk è una evoluzione perfezionata e portata all’eccellenza di un misconosciuto brevetto italiano , il TOTEM, intuizione geniale di Mario Palazzetti, ingegnere responsabile del settore ricerca e sviluppo della FIAT negli anni 70. Apro una piccola parentesi. Palazzetti, presente alla festa del Solstizio d’Estate dello scorso giugno, mi ha riportato tra il serio e il faceto una frase dell’ avvocato Agnelli al riguardo: "Ingegnere, noi costruiamo auto, non quelle belle cosine come il suo Totem". Così il cogeneratore Totem finì nel dimenticatoio anche se le tecnologie occorrenti per produrlo erano le stesse del ciclo dell’auto. Su questa promettente tecnologia non si volle investire col risultato che i pochi impianti prodotti una ventina di anni fa in Italia non erano poi così perfezionati ed ebbero diversi problemi di manutenzione che ne scoraggiarono l’utilizzo. L’idea però era valida e come già accaduto per altre geniali intuizioni italiane venne ripresa e portata a livelli di eccellenza in Germania, in Danimarca, in Giappone, in California da giovani ingegneri come Ralf che in quella "bella cosina" ci vedevano una risposta intelligente al contenimento dei consumi energetici oltre che ovviamente ad una interessante opportunità imprenditoriale.

Ma torniamo a noi. Ralf ci accompagna a vistare il cuore del piccolo distretto industriale di cui la Kraft Werk fa parte, il locale tecnologico che fornisce elettricità e calore alle aziende sorte sulle ceneri della vecchia fabbrica dimessa. Un MEPHISTO 34 (14 KW elettrici e 34 termici) è al centro del piccolo locale. Sulla parete una ventina di contatori contabilizzano l’energia elettrica e il calore che viene distribuito alle altre aziende del piccolo distretto industriale. La produzione di energia è integrata da collettori solari termici e da pannelli fotovoltaici. In estate ha infatti poco senso produrre calore in quantità consistente col cogeneratore, che quindi in questo periodo funziona a ritmi molto rallentati. Il fabbisogno di acqua calda sanitaria è perciò coperto interamente dal solare termico, mentre i pannelli fotovoltaici che proprio in estate hanno il loro massimo rendimento immettono l’energia elettrica prodotta nella rete vendendola a un prezzo estremamente vantaggioso.

Incalzato dalle nostre domande, Ralf ci spiega come l’utilizzo diffuso della cogenerazione con piccoli impianti porterebbe a interessanti vantaggi sia ecologici che economici, rendendo del tutto superflua la costruzione di nuove centrali termoelettriche, che come abbiamo visto hanno un rendimento di circa la metà dei cogeneratori. "Non si tratta di produrre sempre più energia, ma di usarla meglio, di non sprecarla se si vogliono contenere le emissioni di CO2 come richiesto da protocollo di Kyoto. Questo è vero sia per la Germania che per l’Italia, aggiunge accalorandosi, anche se qui, come da voi, la lobby dei grossi produttori di energia continua a puntare sui grandi impianti. Addirittura si sono inventati la bufala del carbone pulito con cui alimentarli. Vi lascio immaginare cosa succederebbe in termini di emissioni inquinanti. Dovete poi considerare che, un cogeneratore oltre a produrre elettricità e calore potrebbe essere addirittura trivalente, potrebbe produrre anche freddo anziché caldo. In un clima come quello tedesco questa opzione potrebbe non essere molto interessante, ma pensate cosa questo potrebbe significare in una situazione come la vostra dove i consumi di energia stanno aumentando in modo significativo proprio per la diffusione crescente dei condizionatori.

Il futuro sta altrove" altro che nelle grosse centrali a carbone- conclude Ralf.

Non posso che concordare e come in un flash penso all’ospedale del mio paese dove un cogeneratore abbatterebbe lo spreco di energia e quindi i costi in modo consistente. E’ giusto un flash, Ralf mi sorride, ci salutiamo con una calorosa stretta di mano dopo esserci scambiati i rispettivi biglietti da visita e la promessa di restare in contatto.

Oreste Magni - Ecoistituto della Valle del Ticino