Rudolph Vecoli

 

 

 

 

Cuggiono , mercoledì 18 giugno.

E’ mattina presto. Dopo quasi 70 giorni di pioggia il tempo pare si stia mettendo al bello. Sto controllando la mia posta. Tra quella in arrivo vedo un messaggio di Rudi Vecoli. Gli avevo mandato qualche giorno prima il programma della Festa del Solstizio d’Estate. Penso sia un suo commento alla mia mail. Purtroppo non è così. E’ sua figlia che scrive, annunciando la sua morte avvenuta il giorno precedente. Avevo conosciuto Rudi, uno dei maggiori storici della emigrazione negli Stati Uniti, nel 2002 grazie ad  Ernesto Milani, attraverso una fitta corrispondenza via mail, quando insieme ad una trentina di giovani (e meno giovani) Cuggionesi avevamo iniziato l’entusiasmante esperienza della traduzione collettiva di “Rosa, the life of an italian immigrant”. Rudi, che trentacinque anni prima, aveva scoperto durante le sue ricerche sulla emigrazione italiana a Chicago, questo  manoscritto, ne era stato folgorato per la sua freschezza come memoria diretta della nostra migrazione in America. Era stato lui a convincere, Marie All Ets , l’assistente sociale che nei primi decenni del ‘900 aveva raccolto le testimonianze di Rosa, a convincerla che avrebbe dovuto rimettere mano a quegli appunti e sistematizzarli in vista della loro pubblicazione. Aveva convinto poi l’Università del Minnesota di cui era docente di Storia a pubblicare il libro. Eravamo nel 1970. Questa edizione andò rapidamente esaurita. Diversi ricercatori italiani, negli anni seguenti cercarono senza peraltro riuscirci di pubblicare una versione italiana. Passarono 33 anni prima questa potesse vedere la luce. Ernesto, non aveva impiegato molto a convincermi, una sera d’estate, quando si presentò a casa mia con la versione inglese del libro. Rudi, al di là dell’oceano, seguìva con molto interesse, questa avventura di un piccolo (e forse un po’ pazzerello) gruppo di concittadini di Rosa che tentava di realizzare un piccolo sogno in cui ben altri avevano fallito. La nostra amicizia si consolidò nell’luglio 2003 quando trascorse alcuni giorni a Cuggiono per tenere la sua relazione al convegno “Gli anonimi protagonisti della nostra storia”, sulla emigrazione dal nostro territorio a cavallo tra ‘800 e ‘900. Lo ricordo come una specie di Gandalf il grigio , il mago buono del “Signore degli Anelli”. Aveva il dono di una innata simpatia, lui figlio di toscani trapiantati oltre oceano. Cene in cortile coi vicini, visite allo stabilimento Candiani, e tuffi nel Naviglio. E tante conversazioni, malgrado il mio inglese zoppicante e il suo italiano non più lingua madre, che però aveva mantenuto delle riconoscibili influenze toscane. Questo “mostro sacro” tra gli storici americani, aveva mantenuto la freschezza e la curiosità di un bimbo che voleva sapere. Era un bel match.  Io a chiedergli di storie di minatori inizio novecento, degli operai tessili di Paterson, degli scalpellini del Vermont, di Sacco e Vanzetti,  del sindacalismo degli IWW, lui a chiedermi di quello che succedeva a Cuggiono, di Carmen, dei miei figli e dei miei amici, di come vedevo questa situazione italiana per lui difficilmente comprensibile. Con lui già settantacinquenne ed Ernesto ci eravamo tuffati nel Naviglio in un assolato pomeriggio di luglio. Il livello delle acque era piuttosto basso, tale che non riuscimmo a risalire rapidamente all’alzazia Iniziò una specie di gara che ci vide esplorare le rive del Naviglio e finalmente dopo una nuotata di parecchie centinaia di metri riuscire a risalire nei pressi del lavatoio sotto Villa Clerici. Occasione ghiotta  per metterlo al corrente che lì avevano girato una sequenza dell’ “Albero degli zoccoli”. 

La nostra amicizia era continuata negli anni seguenti. Grazie a lui la PBS di New York aveva girato un filmato a Cuggiono poi diffuso negli USA. Era venuto ancora a trovarci lo scorso autunno incoraggiandoci a proseguire nel progetto di dar vita al History migration Center a Cuggiono, il paese della sua Rosa. E poi momenti indimenticabili con Nora, Gianfranco, Carmen,Ernesto, Antonio. Poi quella mail alcuni mesi fa che  informava della leucemia che aveva contratto. E la sua ultima, lo scorso primo maggio. Ci invitava ad alzare un “glass of red wine” in quel giorno per lui, e per tutti quelli che vogliono avere memoria,  ancora importante. 

Ciao Rudi, non ti dimenticheremo. 

Oreste Magni