Il professor Rudolph Vecoli ha fondato e diretto per decenni il Centro Studi per la Storia dell’Immigrazione di Minneapolis, Minnesota.

 

I Lombardi gli sono riconoscenti per la pubblicazione nel 1970 di un volume sull’emigrazione femminile dall’Alto Milanese verso gli USA 

dal titolo Rosa, the Life of an Italian Immigrant  di Marie Hall Ets.

Tradotto e adattato da “Make My May Day” di Rudolph Vecoli 

a cura di Ernesto R Milani

1 maggio 2006

 

Primo Maggio! 

La festa dei lavoratori! Negli anni passati, quando uomini, donne e bambini lavoravano spesso 10 o più ore al giorno, sette giorni la settimana, il Primo Maggio rappresentava l’affermazione,da parte dei lavoratori che dipendevano per la sopravvivenza  dal salario guadagnato con un lavoro estremamente umile o duro, di essere esseri umani sovrani in controllo della loro vita e del loro destino. La giornata era celebrata in tutto il mondo con marce cui partecipavano decine e centinaia di migliaia di persone. Il Primo Maggio era un’espressione della solidarietà internazionale della classe lavoratrice. “ Lavoratori del mondo unitevi, non avete da perdere che le vostre catene,” non era soltanto uno slogan. Era un grido di battaglia  nella guerra tra le classi. Le loro marce e dimostrazioni piene di accesi discorsi, poesia appassionata e inni commoventi davano loro il senso della forza collettiva. Era un atto di sfida alle forze congiunte dei padroni e delle pubbliche autorità. I loro raduni erano spesso attaccati dalla polizia e dai teppisti armati di mazze e fucili.

 Molti di noi hanno genitori o nonni che hanno partecipato a queste manifestazioni. Pochi di noi lo ammettono o addirittura sono al corrente di questi aspetti della nostra storia familiare. Il ricorrente “Terrore Rosso” della nostra storia, quando essere o essere ritenuti radicali significava incorrere nella collera dei conservatori, riuscì a spingere i movimenti socialisti e anarchici alla clandestinità sia, di fatto, che in maniera psicologica. Per Freud amnesia significava “evitare il dolore del ricordo.”

Noi americani soffriamo di un’amnesia di massa riguardo alla straordinaria e spesso gloriosa storia delle lotte dei lavoratori per la libertà d’espressione e giustizia sociale. 

 

Ma oggi, chi si ricorda del Primo Maggio?

Anche se non viene spesso insegnato durante le lezioni di storia americana, il Primo Maggio ebbe origine negli Stati Uniti durante la campagna per la giornata di otto ore. I Cavalieri del Lavoro, la nascente Federazione del Lavoro americana, e vari gruppi anarchici designarono il Primo Maggio 1886 per fare delle dimostrazioni nazionali che avevano come obiettivo le otto ore. 

Un incidente successo diversi giorni dopo a Chicago diede inizio ad un movimento globale di lavoratori. In seguito ad uno scontro tra gli scioperanti e la polizia in cui diversi lavoratori erano stati uccisi, ci fu una manifestazione di protesta nella piazza di Haymarket. Quando la polizia attaccò la folla, fu gettata una bomba che uccise diversi poliziotti. Nel processo agli anarchici ( che non furono accusati dell’attacco dinamitardo ma per il loro sostegno alla violenza) che seguì, otto di essi furono giudicati colpevoli e quattro furono successivamente giustiziati. I “Martiri di Haymarket” furono subito onorati in tutto il mondo come eroi del movimento operaio. Con in mente questo tragico episodio della lotta di classe, il Congresso dell’Internazionale Socialista di Parigi del 1889 designò il Primo Maggio festività di otto ore da osservare da parte di tutti i lavoratori del mondo. Samuel Gompers che divenne via via più conservatore e la Federazione del lavoro americana e verso la metà del 1890 avevano preso le distanze dal  Primo Maggio e sancito legalmente il Labor Day ( Festa del Lavoro) che veniva osservato il primo lunedì di settembre. I finlandesi, gli slavi, gli ebrei dell’Europa orientale, gli italiani e altri immigrati che avevano precedenti radicali  si resero conto che il loro tanto amato Primo Maggio era osteggiato non solo dai capitalisti ma anche dai lavoratori americani. Nonostante le denunce per essere “comunisti stranieri”, riuscirono a far ardere la torcia degli ideali del Primo Maggio per un’altra generazione.

La risposta dei “bosses” della politica e dell’economia fu duplice: per calmare la rabbia dei lavoratori furono prese misure per migliorare i peggiori abusi del sistema capitalista; mentre fu applicata la massima repressione per mettere sa tacere i sostenitori più eloquenti e attivi del movimento operaio. 

Il caso di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, immigrati anarchici italiani, uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927, dopo un processo palesemente discriminante, rappresenta il più atroce esempio della seconda risposta.

Ad ogni modo l’ideale del Primo Maggio era già stato distrutto dallo scontro tra la solidarietà del “proletariato” con il fervente nazionalismo derivato dalla Prima Guerra Mondiale. Il patriottismo sconfisse la coscienza di classe e milioni di lavoratori si uccisero in nome della patria.

Nel frattempo la Rivoluzione Bolscevica che sembrava realizzare la visione di una repubblica collettiva, si rivelò un cavallo di Troia nel campo socialista. Il regime Leninista-Stalinista si dimostrò come una spietata dittatura che presiedeva un capitalismo di stato. Tra i primi e più strenui oppositori della Russia comunista furono i socialisti e gli anarchici i cui compagni venivano eliminati dai Bolscevichi. L’aspirazione all’unità dei lavoratori fu distrutta da questi avvenimenti. Negli Stati Uniti, la Grande Depressione degli Anni Trenta non introdusse il comunismo ma il New Deal di Franklin D. Roosevelt che salvò il capitalismo e gettò le basi di uno stato sociale.

 

Il  Primo Maggio fu sequestrato dall’Unione Sovietica con i suoi sfoggi di potenza militare sulla Piazza rossa. Mentre gli anti-comunisti furono messi a tacere durante la Seconda Guerra Mondiale quando eravamo alleati dell’Unione Sovietica contro Hitler, fecero la voce grossa durante la Guerra fredda che la seguì. “Il Maccartismo” fu un altro episodio della storia del “Terrore Rosso”, una paura esagerata e infondata di una cospirazione comunista interna che fu sfruttata dai politici. C’erano sì spie tra i comunisti americani, ma la maggior parte erano militanti fedeli, altri potrebbero dire gonzi, per la loro convinzione che l’Unione Sovietica fosse il paradiso dei lavoratori. L’associazione del Primo Maggio con il comunismo sovietico gli ha dato una cattiva reputazione fino ai nostri giorni.

In questa età della globalizzazione dove i lavoratori sono in competizione  l’uno contro l’altro attraverso oceani e continenti, siamo tornati alle condizioni di spietato sfruttamento degli esseri umani. Se l’avidità è mai stata frenata dal patriottismo , oggi certamente non lo è. La corsa al profitto non è inibita dalle fedeltà nazionali o ideologiche. Siamo davvero coinvolti in una lotta di classe, una guerra di compagnie petrolifere, complessi militari/industriali, istituzioni politiche corrotte, contro i lavoratori e i consumatori.

 

Noi, popolo americano, restiamo affascinati dai simboli, dalla bandiera, il 4 di luglio, il tacchino del giorno del Ringraziamento. E’ ora di rivisitare il Primo Maggio nello spirito in cui fu concepito più di  un secolo fa. Soltanto un movimento operaio internazionale può sperare di opporsi alla potenza del sistema amorale capitalista transnazionale. 

Per liberarci dalla sordida storia che ha macchiato la bandiera del  Primo Maggio, dobbiamo innalzare uno stendardo purificato su cui  apporre nuovamente:

 

“LAVORATORI DEL MONDO UNITEVI.”

 

Rudolph J. Vecoli

MAKE MY MAY DAY!

May Day! the holiday of the workers! In days gone by, when men, women,and children often worked 10 or more hours a day, seven days a week,  May Day was an assertion on the part of wage-slaves that they were sovereign human beings with control over their own lives and destines. 
They celebrated the day with marches of tens and hundreds of thousands throughout the world. May Day was an expression of the international solidarity of the working class. "Workers of the world unite, you have nothing to lose but your chains," was not just a slogan. It was a battle cry in the war between classes. Their marches and rallies, with fiery speeches, impassioned poetry, and stirring anthems, gave them a sense of their collective strength. It was an act of defiance of the combined forces of employers and public authorities. Often their gatherings were brutally attacked by police or thugs with clubs and guns.

Many, many of us, have grandparents or great-grandparents who participated in these observances. Few of us acknowledge or are even aware of this inspiring part of our family histories. Recurring "red scares" in our history, when to be or thought to be a radical was to incur the wrath of conservatives, succeeded in driving the socialist and anarchist movements underground, both actually and psychologically.

Freud defined amnesia as the "the avoidance of the pain of remembering." We, Americans, suffer from mass amnesia of the remarkable and some times glorious history of workers' struggles for liberty of expression and social justice. 

Who now remembers May Day?
Although not often taught in American history classes, May Day originated in the United States during the campaign for an eight-hour 
day. The Knights of Labor, the nascent American Federation of Labor, and various anarchist groups designated May 1, 1886 for nationwide demonstrations for the eight-hour goal. 

An incident which occurred several days later in Chicago made this the beginning of a global workers' movement. Following a clash between strikers and police in which several workers were killed, a protest meeting was held in Haymarket Square. When police attacked the gathering, a bomb was thrown, killing several officers. In the trial of anarchists (who were not accused of the bombing, but for advocating violence) which followed, eight were found guilty and four subsequently executed. These "Haymarket martyrs" quickly became revered heroes of labor movements throughout the world. With this tragic episode in the class war in mind, the International Socialist Congress meeting in Paris in 1889 designated May 1, 1890 as an eight-hour holiday to be observed by workers in all countries. An increasingly conservative Samuel Gompers and AFof L had by the mid-1890s distanced themselves from May Day and embraced the legally sanctioned Labor Day, which was observed the first Monday in September. Coming from radical backgrounds, Finns, Slavs, East European Jews, Italians, and other immigrants found their cherished May Day opposed not only by capitalists but often by American workers as well. Despite being denounced as "foreign born reds," they kept the torch of May Day idealism burning for another generation.

The response of the "bosses," political and economic,. was twofold: to allay the anger of the workers, measures were taken to ameliorate the worst abuses of the capitalist system; whiile extreme repression was used to silence the most vocal and active labor advocates 

The case of Nicola Sacco and Bartolomeo Vanzetti, two Italian anarchist immigrants, electrocuted on August 23,1927, following a blatantly biased trial, is the most heinous example of the latter.However, the ideal of May Day had already been shattered by the collision of international solidarity of the "proletariat" with the fervid nationalism resulting from World War One. Patriotism trumped class consciousness, and millions of workers killed each other in the name of the fatherland. 

Meanwhile, the Bolshevik Revolution which appeared to fulfill the vision of a collective republic turned out to be a Trojan horse in the socialist camp. The Leninist-Stalinist regime proved to be a ruthless dictatorship presiding over state capitalism. Among the earliest and most passionate opponents of Communist Russia were socialists and anarchists whose comrades were being liquidated by the Bolsheviks. The aspiration for the unity of workers was chattered by these developments. In the United States, the Great Depression of the 1930s did not usher in communism but the New Deal of Franklin D. Roosevelt which saved capitalism and laid the basis for a welfare state. 

 

May Day was hijacked by the Soviet Union with its displays of military prowess in Red Square. While anti-communism was muted during World War II when we were allied with Russia against Hitler, it found full voice during the Cold War which followed. "McCarthyism" was yet another episode in the history of "Red Scares," an exaggerated and illusory fear of an internal communist conspiracy, which was exploited by politicians. While there were Soviet spies among American Communists. most were true believers, some would say dupes, in their belief in the Soviet Union as a workers' paradise. The association of May Day with Soviet Communism has given it a bad name to this day.

In this age of globalization, when workers are pitted against each other, across oceans and contients, we have returned to conditions of pitiless exploitation of human beings. If greed ever was constrained by patriotism, it certainly is not today. The quest for profits knows no inhibitions by national ideologies or loyalties. Yes, we are involved in a class war, a war of oil companies, the military-industrial complex, the corrupted political institutions, against the workers and consumers. 

 

We, the American working people, remain beguiled by symbols, the flag, the 4th of July, the Thanksgiving turkey. It is time to revisit May Day in the spirit in which it was conceived over a hundred years ago. Only, an international labor movement can hope to match the prowess of the amoral trans-national capitalist system. 

Freeing ourselves from the sordid history which stained the banner of May Day, we need to raise a cleansed, purified standard on which is emblazioned once again: 

 

"WORKERS OF THE WORLD UNITE."

 

Rudolph J. Vecoli