Carbone e Ku Klux Klan: I Lombardi di Herrin, Illinois.

Royalton, Illinois contava circa 1.000  abitanti nel 1915, la fonte primaria d’occupazione era l’estrazione del carbone. Situata a circa 130 chilometri da St. Louis, 16 da Ziegler, 3 da Bush e 10 da Herrin divenne tristemente famosa per un disastro che il 27 ottobre 1914 uccise 57 dei 300 minatori al lavoro, 13 dei quali appartenenti alla locale chiesa russa ortodossa.

Pericolo scampato per le centinaia di minatori della Contea di Williamson poco più a sud.

Lavoro sempre al buio e “polmoni neri” nelle miniere di Herrin ovvero la Sunnyside Coal Company, la Chicago and Carterville Company, la Big Muddy Coal & Iron e cosi via.

 

L’Archivio delle richieste di cittadinanza americana della Contea di Williamson  dove erano localizzati gli insediamenti minerari di Murphysboro, Marion, West Frankfort e Herrin quantifica in maniera impressionante la presenza italiana. Dati non ancora confermati stimano a 20.000 il numero degli Americani di origine italiana pari a circa il 40 percento della popolazione e a 4.000 il numero dei Cuggionesi (Per Cuggionesi si intendono gli abitanti del mandamento a lungo considerati genericamente milanesi). L’analisi dei primi dati annulla molti luoghi comuni sulla temporaneità di questa migrazione. In effetti, si nota uno spostamento costante da un campo minerario all’altro dovuto sia agli scioperi che alle chiusure delle miniere  piuttosto che un rientro in Italia e risaltano  in particolare le richieste di rinuncia alla cittadinanza italiana che partono già dal 3 maggio 1889 con Bert Colombo e che proseguono  in maniera costante sino a raggiungere le 100 unità già nel 1904. Tutto questo era fin’ora sepolto nelle miniere.

 

Il viaggio dello scorso anno a St. Louis aveva già evidenziato la magnitudo dello spostamento dei Cuggionesi e superato lo steccato dei ricordi e delle visite famigliari. Il contatto con Herrin è avvenuto attraverso Michael Ann Stanley che è riuscita a scavare nella memoria e ad introdurre lo studio della lingua italiana nella high school locale e a coinvolgere la nuova generazione nella riscoperta del proprio passato con un lavoro costante che è gia’ sfociato in diverse pubblicazioni tra cui .”… More than Spaghetti and Meatballs” ( Qualcosa di piu’ di spaghetti e polpette di carne).

Abbiamo quindi accolto con piacere l’invito a partecipare alla Herrin Festa Italiana che si è tenuta a Herrin dal 26 al 31 maggio 2004. Grande occasione per prendere l’ultimo treno della memoria e cominciare a disegnare la mappa della migrazione e raccogliere tutto ciò che si può in un centro storico di studi sulle migrazioni che l’Ecoistituto della valle del Ticino sta attivando a Cuggiono.

 

Herrin conta oggi circa 11.000 abitanti (6.861 di cui  1.080 stranieri nel 1910 e 14.000 abitanti nel 1940 ) e si trova  a circa due ore da St. Louis nell’Illinois del Sud.

E’ una tipica cittadina del Midwest con la sua brava Main Street dove si svolge la vita commerciale della cittadina. Le miniere che hanno contribuito alla sua ricchezza sono chiuse da tempo in quanto il carbone locale possiede una quantità eccessiva di zolfo. Altre fonti accusano invece la troppa forza del sindacato che avendo ottenuto i benefici a lungo proposti era diventato un interlocutore troppo temibile per il padronato. Oggi, il carbone è solo un monumento al minatore, il racconto dei cunicoli che giacciono sotto la città e che ogni tanto causano qualche sprofondamento e i reperti del museo di West Frankfort mischiati ad una esposizione di fossili dalla California  e  un’iscrizione funeraria dettagliata.

 

La gente è molto cordiale e la vita scorre semplice.

Ci piacerebbe veder in faccia gli agenti d’emigrazione che a fine Ottocento riuscirono a convincere tutta questa gente a partire per questo quasi West. A St. Louis l’arco di Eero Saarinen non indicava ancora il punto di partenza della spedizione di Lewis e Clark e il  Mississippi appena gonfio delle acque del confluente Missouri scorreva lento anche allora, bello, sonnolento nel suo colore cappuccino.

Solita strada, Cuggiono, gamba de legn, Milano, treno, Le Havre, nave, New York, treno, St. Louis Union station, treno, Herrin depot. Il depot c’è ancora, ma i binari spesso vuoti, sono usati soltanto per le merci.

I Lombardi lavorarono soprattutto in miniera, ma svolsero anche quelle attività commerciali legate alla quotidianità ovvero negozi di alimentari e costruzioni. La poca fertilità della terra non dava possibilità nel campo agricolo.

La North 14th Street era la zona degli Italiani dove operava il negozio della Società Lombarda, la Cristoforo Colombo e il Club Roma. Il negozio della Società Lombarda era un piccolo supermercato che vendeva di tutto anche ai non soci e chiuse i battenti poco dopo la seconda guerra mondiale. Il Club Cristoforo Colombo era un club di ricreazione e di avvenimenti cittadini.  Fu venduto nel 1984. Il Club Roma,invece, era sorto nel1909 come distributore di birra e poi come circolo ricreativo.  Fu poi venduto intorno al 1970.

Altre voci mi assicurano che la Società di Mutuo Soccorso Lombarda Bracciante fondata nel 1892 a Murphysboro  fu sciolta perchè i vecchi soci non volevano lasciare una grossa eredità ai nuovi soci che poco avevano fatto per la crescita della medesima. Preferirono venderla per quattro soldi. Vecchie luci ed ombre da analizzare.

 

Siamo stati da Louie Gualdoni che gestisce l’ultimo negozio italiano. Prodotti anche italiani ma soprattutto italiani prodotti in America. Il banco, però, è una leccornia. Bistecche americane e salameat ( salamit), salame cotto degno di Peck, coppa, salame di fegato (feit), salame Milano, filzetta di Volpe di St. Louis, merluce (merluzzo) e luganiga.

 

I Lombardi, come a St. Louis, costituirono il loro gruppo intorno alla chiesa cattolica che funge ancora da perno della comunità. La chiesa attuale, con il tetto del campanile che ricorda quello di una pagoda, fu  costruita nel 1925 ed è dedicata alla Madonna del Carmelo di Cuggiono.

Attualmente la parrocchia è amministrata da Monsignor Kenneth Schaefer  attento conoscitore della  componente italiana di cui è pastore. Durante la messa dedicata alla HerrinFesta Italiana ci ha dedicato il posto d’onore in mezzo alle bandiere bianco rosso e verdi e la partecipazione di tutti ai canti e alle funzioni ci ha spronato a continuare la nostra opera di conoscenza di questa parte della nostra storia. Basta scorrere l’elenco dei parrocchiani  per cercare di capire la vita di questa gente che è cresciuta senza memoria, senza nonni a spiegare loro chi fossero e da dove venissero. Abbiamo parlato con loro. Graffiti di dialetto dove manca la parola grandparents (nonni).

 

La HerrinFesta Italiana  e’ un grande evento che sotto il mantello italiano riunisce le varie comunità intorno e  che per molti costituisce il motivo tornare dai propri cari. Finito il “re carbone”, la città ha perso molti posti di lavoro sostituiti solo in parte dalla fabbrica di lavatrici Maytag con circa 1.000 addetti e dall’Università’ di Carbondale. La HerrinFesta Italiana assomiglia un pò alle nostre feste degli emigrati.

All’inizio era solo la Herrin Fest. L’attuale denominazione è il frutto di un pensiero di marketing di Cheryl Ranchino Nofsinger che vide nel tratto italiano la chiave del successo. Oggi la HerrinFesta Italiana attrae circa 40.000 persone e ha il contributo di 500 volontari.

E’ un grande evento cittadino dove la componente italiana ha un grande riscontro e alla cena di inaugurazione gli ospiti di Cuggiono, cioe’ Oreste Magni ed io abbiamo potuto salutare e spiegare i motivi della visita: il progetto che ci sta a cuore del “Migration History Center” da far sorgere a Cuggiono.

 

La mano è ancora indolenzita : Quanti Cuggionesi abbiamo conosciuto? Ciao Charlie Spezia, già tesoriere della Lombarda, che tenevi la lista dei “Pufatt” ; ciao Bill Milani che sei corso a casa di corsa per darci il diploma della Lombarda di Murphysboro, grazie ; ciao Richard Pisoni , insurer e realtor ( assicuratore e agente immobiliare) che ti sei separato della stola e della coccarda della Lombarda e non contento ci hai regalato due anatre della tua immensa collezione (Ta do un basin); Ciao Linda Banks attenta curatrice del museo storico di Herrin, Ciao Sandra Colombo, dolce e ancora bellissima sposa di guerra che ci hai portato a spasso, ciao Clarence De Mattei che quella mattina ci hai portato lo squisito salame cotto ancora fumante (ci sembrava di essere a casa). Ciao MichaelAnn Stanley che ci hai fatto venire fin qua a vederli tutti.

 

Siamo stati al cimitero di San Carlo, si chiama così come quello di Cuggiono, il primo cimitero per Italiani a nord di Herrin dal 1905. Una impressionante serie di cognomi della nostra zona.

Finalmente i minatori riposano in pace in mezzo all’erba tagliata di fresco.

 

Dimenticavamo la parata. Di tutto di più. Noi su un pick-up con due panchine della scuola e due cartelli con scritto “Visitors from Cuggiono” in mezzo a un serpentone con alla guida il grande maresciallo della parata, Frank Calcaterra. Dietro di lui il sindaco Victor Ritter, la banda e decine e decine di carri più o meno allegorici rappresentativi di tutte le attività cittadine con tanta gente contenta e lanci di caramelle.

Gli Italiani hanno impiegato molto tempo a risentirsi parte della comunità e adesso tutto sembra normale. Non e’ stato facile secondo lo storico locale il Prof. Gordon Pruett.

 

Due fatti hanno caratterizzato la vita di Herrin: Il massacro del 1922 e la presenza del Ku Klux Klan. Nel giugno del 1922 durante uno sciopero nazionale dei minatori  della UMWA, il sindacato di John Lewis che contava circa 30.000 membri nelle sole contee di Williamson e Franklin, un imprenditore di nome Lester decise di continuare a operare utilizzando dei crumiri fatti arrivare da Chicago sotto la protezione delle guardie private della miniera. Le intimidazioni delle guardie nei confronti dei locali crearono un odio tale che il 22 giugno 1922, un gruppo forte di oltre cinquecento persone attaccò la miniera, uccise il sopraintendente e altre 22 persone che avevano messo in fuga. Nessuno fu condannato.

 

Corre voce che in realtà dietro l’operazione di crumiraggio c’era il Klu Klux Klan che tendeva a far fallire lo sciopero. Il KKK abbandonò la contea di Williamson solo dopo il 1926, qualche tempo dopo  il conflitto a fuoco tra lo sceriffo Ora Thomas e il leader del KKK Glenn Young che l’8 febbraio 1924 si era concluso con la morte di entrambi. Dai racconti raccolti da MichealAnn Stanley si desume che il KKK impediva la partecipazione al voto sia agli Italiani che alle suore.

Inoltre, durante il Proibizionismo, membri del KKK autoproclamatisi vigilantes entravano illegalmente nelle case con la scusa di controllare se ci fossero alcolici e quindi distruggevano ogni quantità di alcol trovata e costringevano poi i  “colpevoli” a pagare le multe. Anche se  il KKK negava il suo carattere antiCattolico e nativista, tuttavia gli Italiani subirono le medesime soverchierie in quanto produttori di vino illegale.

 

Le campane della chiesa di Herrin hanno un suono argentino. Più in là qualche vecchia casa di legno ha resistito al tempo e ai tornado. Sono uguali a quelle di tante altre città d’America:

il marciapiede largo, la cassetta della posta sul prato verde, la madonna bianco blu, l’orto di fianco, la veranda, case dipinte di bianco con l’albero di catalpa dai fiori bianchi immensi e le foglie a orecchio d’elefante. Tutto uguale.

Dietro la casa un particolare : la lavanderia (wash house) dove i minatori che tornavano sporchi e neri potevano lavarsi e cambiarsi prima di entrare in casa.

Non ce ne sono molte. Dopo appena cent’anni un pezzo della storia del mondo sta sparendo e incominciamo già a studiarla sui libri.

 

Quattro giorni di ospitalità commuovente. Oreste e Carmen da Caroline Marshall Mira dolce signora dal volto di ragazzina e Don Middleton vice direttore del John A. Logan College ora in pensione. Ci ha parlato a lungo di questa originale esperienza di struttura universitaria pubblica ma non statale, che le municipalità  del South Illinois hanno realizzato affinché tutti potessero usufruire del diritto allo studio. Anche questo è riscatto sociale. Io e Raffaella da Beth Isaacs che a novembre si sposerà con Carl Spezia figlio di Charlie. Ci ha raccontato che la sua casa è costruita sopra una vecchia miniera riciclata. Ogni mattina risvegliati dai gorgheggi di Enrico Caruso, valido discendente dei canarini che un tempo sono stati gli angeli custodi dei minatori accompagnandoli nelle gallerie e segnalando con la loro morte la presenza del grisou.

Ma allora, dov’è l’America?

 

Ernesto R. Milani.

Ecoistituto della valle del Ticino

Cuggiono  -  Giugno 2004