CINQUANTA
OPERE AMBIENTATE NEL PARCO DEL TICINO
DEL
PITTORE MILANESE
VISSUTO
A CAVALLO TRA OTTO E NOVECENTO
A
Cuggiono, la cittadina alle porte occidentali di Milano, stazione di
posta del tragitto “per acqua” che dalla Darsena muove lungo il
Naviglio Grande, si è inaugurata il 22 dicembre la mostra “Omaggio a
Roberto Borsa”. Raccolte nella settecentesca Chiesa di Santa Maria in Braida,
oggi destinata a incontri culturali, si
propongono cinquanta opere del pittore milanese, ispirate ai paesaggi di
questa parte della valle del
Ticino. L’ampio arco di tempo, dal 1918 ai
primi anni Sessanta, cui i dipinti e i disegni si riferiscono, rende il
percorso espositivo anche un viaggio nella storia e nella memoria di un
territorio padano che oggi ha subito notevoli trasformazioni, senza
perdere, però, la propria identità.
La
vita
Roberto
Borsa nasce il 30 agosto 1880 a Milano, in corso di Porta Vittoria 50.
Il padre, Francesco, è amministratore del Collegio delle Stelline; la
madre Olimpia Schirelli è originaria di
Monza. Francesco vorrebbe che il
figlio seguisse le sue orme. Ma Roberto, dopo studi tecnici, a diciotto
anni, sfidando le opposizioni
familiari, si iscrive all’Accademia di
Brera e frequenta i corsi di Giuseppe Mentessi
e Cesare Tallone. Con attestato a firma del presidente Camillo Boito,
in data 14 agosto 1912, l’Accademia stessa lo nominerà Socio Onorario
per “la benemerenza acquistata nella arti”,
a soli trentadue anni.
Nel
1909 Roberto Borsa avvia ufficialmente il suo ricchissimo itinerario
espositivo partecipando alle mostre della Permanente e della Famiglia
Artistica, due fra i più prestigiosi
sodalizi culturali milanesi. Raccoglie, da subito, i primi consensi
critici; la Venezia
e la Testa
proposti alla Famiglia Artistica colpiscono per lo stile «robustissimo
e caldo» e la pittura «brillante e animosa», come scrive la stampa
dell’epoca.
Già
in questi esordi, dunque, c’è molto di Borsa, del suo linguaggio di
matrice cromatica, in cui la materia è di derivazione impressionista,
mentre l’approccio resta elaborazione costruita e personale del dato
visivo, filtrata alla luce del divisionismo e, nell’attenzione al
reale, erede dell’ondata verista del secondo
Ottocento.
Da
quel 1909, tranne una permanenza di alcuni
mesi a Parigi, la presenza a importanti esposizioni (Milano, Torino,
Venezia, Firenze, Roma, Londra…), è ininterrotta e affiancata da
numerose rassegne personali e riconoscimenti. Nel 1952 vince il primo
premio, allora molto ambito, alla Mostra degli Artisti Lombardi a Gallarate,
con il dipinto Cirenaica
(esposto all’odierna mostra).
Roberto
Borsa fu tra i protagonisti della vita culturale milanese, promotore di
eventi e collaboratore delle istituzioni cittadine. Sue opere sono
alla Galleria d’Arte Moderna, a Brera, alla Quadreria dell’Ospedale
Maggiore, al Museo di Milano, nelle Raccolte della Provincia di Milano,
oltre che al Comune di Cuggiono, alla Galleria d’Arte Moderna di
Monza, alla Galleria Giannoni di Novara…
Un dipinto fu acquistato a Londra per il Museo di Tokio.
Alla
morte, avvenuta a Milano il 28 giugno 1965, sul “Corriere
d’Informazione” il critico Mario Lepore
scriveva di lui «…figura molto nota nell’ambiente artistico, che ne
apprezzava il talento e le doti umane».
La
mostra
Perché
questo omaggio a Borsa voluto dai cuggionesi?
Il rapporto con Cuggiono e la vallata del Ticino inizia
quando, tramite la sorella Anna, moglie di un medico di Cuggiono,
si chiede al pittore di dare lezioni di acquerello a una signorina del
luogo, Maria Clerico. Non passa molto tempo
e, nel settembre 1918, il maestro sposa la giovane allieva ventunenne.
Cominciano così i soggiorni a Cuggiono, che dureranno sino al 1961,
compresa la drammatica parentesi dal 1943 al 1946, allorché i
Borsa devono abbandonare Milano bombardata.
Dei
periodi cuggionesi resta
testimonianza in un folto gruppo di opere ispirate alla cittadina e al
suo territorio, al Ticino, al Naviglio con i suoi ponti e la vita delle
sue sponde, gli scorci urbani, la vaste campagne tagliate dagli alberi e
dalle cascine… Un mondo intero fissato sulla tela con un interesse e
un attaccamento reiterati negli anni, a riprova di come questo paesaggio
fosse vicino alla sensibilità e alla cifra espressiva dell’artista…
E opere in cui, forse per la natura stessa del paesaggio, la tavolozza
si viene col tempo stemperando in toni più morbidi e atmosfere di
lirico luminismo, per altro care alla tradizione del cosiddetto
“impressionismo lombardo”. Non a caso, Orio Vergani,
nel 1947, scriveva di lui su “L’Illustrazione Italiana”: «La
campagna lombarda è quella che si presta di più a questo misurato
discorso affettuoso in cui il pittore si muove con estrema
discrezione… sorridendo ai suggerimenti felici di un azzurro e di un
verde e di un rosa…».
La
mostra è organizzata dall’Ecoistituto della Valle del Ticino, con il
patrocinio dei Comuni di Cuggiono e Bernate,
dell’Accademia di Brera, del Touring Club
Italiano.
Sarà
aperta sino al 3 febbraio 2008, con ingresso gratuito, dal martedì al
venerdì 15-18, sabato e domenica 10-12/15-18.
Cuggiono,
Dicembre 2007
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