Omaggio a Roberto Borsa (1880-1965)

biografia di Donatella Tronelli

       

CINQUANTA OPERE AMBIENTATE NEL PARCO DEL TICINO

DEL PITTORE MILANESE  VISSUTO A CAVALLO TRA OTTO E NOVECENTO 

A Cuggiono, la cittadina alle porte occidentali di Milano, stazione di posta del tragitto “per acqua” che dalla Darsena muove lungo il Naviglio Grande, si è inaugurata il 22 dicembre la mostra “Omaggio a Roberto Borsa”. Raccolte nella settecentesca Chiesa di Santa Maria in Braida, oggi destinata a incontri culturali, si propongono cinquanta opere del pittore milanese, ispirate ai paesaggi di questa parte della valle del Ticino. L’ampio arco di tempo, dal 1918 ai primi anni Sessanta, cui i dipinti e i disegni si riferiscono, rende il percorso espositivo anche un viaggio nella storia e nella memoria di un territorio padano che oggi ha subito notevoli trasformazioni, senza perdere, però, la propria identità.       

 

 

La vita

Roberto Borsa nasce il 30 agosto 1880 a Milano, in corso di Porta Vittoria 50. Il padre, Francesco, è amministratore del Collegio delle Stelline; la madre Olimpia Schirelli è originaria di Monza. Francesco vorrebbe che il figlio seguisse le sue orme. Ma Roberto, dopo studi tecnici, a diciotto anni, sfidando le opposizioni familiari, si iscrive all’Accademia di Brera e frequenta i corsi di Giuseppe Mentessi e Cesare Tallone. Con attestato a firma del presidente Camillo Boito, in data 14 agosto 1912, l’Accademia stessa lo nominerà Socio Onorario per “la benemerenza acquistata nella arti”, a soli trentadue anni.

Nel 1909 Roberto Borsa avvia ufficialmente il suo ricchissimo itinerario espositivo partecipando alle mostre della Permanente e della Famiglia Artistica, due fra i più prestigiosi sodalizi culturali milanesi. Raccoglie, da subito, i primi consensi critici; la Venezia e la Testa proposti alla Famiglia Artistica colpiscono per lo stile «robustissimo e caldo» e la pittura «brillante e animosa», come scrive la stampa dell’epoca.

Già in questi esordi, dunque, c’è molto di Borsa, del suo linguaggio di matrice cromatica, in cui la materia è di derivazione impressionista, mentre l’approccio resta elaborazione costruita e personale del dato visivo, filtrata alla luce del divisionismo e, nell’attenzione al reale, erede dell’ondata verista del secondo Ottocento.

Da quel 1909, tranne una permanenza di alcuni mesi a Parigi, la presenza a importanti esposizioni (Milano, Torino, Venezia, Firenze, Roma, Londra…), è ininterrotta e affiancata da numerose rassegne personali e riconoscimenti. Nel 1952 vince il primo premio, allora molto ambito, alla Mostra degli Artisti Lombardi a Gallarate, con il dipinto Cirenaica (esposto all’odierna mostra). 

Roberto Borsa fu tra i protagonisti della vita culturale milanese, promotore di eventi e collaboratore delle istituzioni cittadine. Sue opere sono alla Galleria d’Arte Moderna, a Brera, alla Quadreria dell’Ospedale Maggiore, al Museo di Milano, nelle Raccolte della Provincia di Milano, oltre che al Comune di Cuggiono, alla Galleria d’Arte Moderna di Monza, alla Galleria Giannoni di Novara… Un dipinto fu acquistato a Londra per il Museo di Tokio.

Alla morte, avvenuta a Milano il 28 giugno 1965, sul “Corriere d’Informazione” il critico Mario Lepore scriveva di lui «…figura molto nota nell’ambiente artistico, che ne apprezzava il talento e le doti umane».

 

La mostra

Perché questo omaggio a Borsa voluto dai cuggionesi? Il rapporto con Cuggiono e la vallata del Ticino inizia quando, tramite la sorella Anna, moglie di un medico di Cuggiono, si chiede al pittore di dare lezioni di acquerello a una signorina del luogo, Maria Clerico. Non passa molto tempo e, nel settembre 1918, il maestro sposa la giovane allieva ventunenne. Cominciano così i soggiorni a Cuggiono, che dureranno sino al 1961, compresa la drammatica parentesi dal 1943 al 1946, allorché i Borsa devono abbandonare Milano bombardata.

Dei periodi cuggionesi resta testimonianza in un folto gruppo di opere ispirate alla cittadina e al suo territorio, al Ticino, al Naviglio con i suoi ponti e la vita delle sue sponde, gli scorci urbani, la vaste campagne tagliate dagli alberi e dalle cascine… Un mondo intero fissato sulla tela con un interesse e un attaccamento reiterati negli anni, a riprova di come questo paesaggio fosse vicino alla sensibilità e alla cifra espressiva dell’artista… E opere in cui, forse per la natura stessa del paesaggio, la tavolozza si viene col tempo stemperando in toni più morbidi e atmosfere di lirico luminismo, per altro care alla tradizione del cosiddetto “impressionismo lombardo”. Non a caso, Orio Vergani, nel 1947, scriveva di lui su “L’Illustrazione Italiana”: «La campagna lombarda è quella che si presta di più a questo misurato discorso affettuoso in cui il pittore si muove con estrema discrezione… sorridendo ai suggerimenti felici di un azzurro e di un verde e di un rosa…». 

La mostra è organizzata dall’Ecoistituto della Valle del Ticino, con il patrocinio dei Comuni di Cuggiono e Bernate, dell’Accademia di Brera, del Touring Club Italiano.

Sarà aperta sino al 3 febbraio 2008, con ingresso gratuito, dal martedì al venerdì 15-18, sabato e domenica 10-12/15-18.

     

Cuggiono, Dicembre 2007