25 aprile
2004, alba di Pace. (clicca per vedere la manifestazione)
Un impegno che continua.
Sono passati quasi
sessant'anni da quel 25 aprile che segnò, per gli italiani la fine della
guerra.
Fu l'inizio di una
nuova era di ricostruzione e di pace, dopo l'annullamento delle libertà operate dai regimi autoritari
che avevano stravolto l'Italia e l'Europa, dopo
un conflitto
mondiale devastante, dopo milioni di morti, dopo l'uso massiccio di nuove
micidiali armi di sterminio, dopo il genocidio della Shoa.
La resistenza di cui oggi ricorre
l'anniversario dell'insurrezione vittoriosa delle città, pose le basi della
rinascita, del recupero della nostra dignità, di un nuovo ruolo dei cittadini e
dei popoli europei, dopo anni di follia nazista e fascista.
Fu il faticoso ricostruire di una speranza di
pace, di una convivenza tra i popoli, di una alleanza tra chi non si era
rassegnato al sonno della ragione e duramente aveva pagato la sua coerenza e volontà di
liberazione, nella clandestinità, nelle prigioni, al confino, sui monti, nelle
città, nelle asprezze di una dura lotta all'oppressione.
Nasceva allora una
nuova idea di Europa, di popoli fratelli, di diversità che dialogano e che potevano
essere stimolo di crescita comune e non di conflitto, di ricchezza culturale e
non di oppressione e ingiustizia.
Sulle rovine delle
città europee devastate dalla guerra rieccheggiava il grido "mai
più". Mai più guerra, mai più massacri, mai più razze elette e razze
inferiori.
Era il sogno della
pace che si inverava, era la volontà di convivenza tra i popoli che muoveva i
suoi passi.
La "vecchia
Europa" voleva voltare pagina dopo secoli di guerre, di conflitti
religiosi e nazionali trascinati per secoli e culminati poi nei due massacri
mondiali.
Non erano certo
sognatori i nostri padri costituenti che vollero inserire nella carta
costituzionale della nuova Italia nata dalla resistenza quell'articolo 11 che recita " l'Italia
ripudia la guerra". Non erano certo sognatori i padri fondatori della
nuova Europa che seppero ricostruire ponti ideali tra culture diverse. Non più
razze elette, popoli dominanti e capi infallibili.
Non é stato certo un
sogno il fatto che buona parte del nostro continente abbia vissuto da allora il
più lungo periodo di pace di tutta la sua millenaria storia.
Ma la pace come ogni bene prezioso va
alimentata, va custodita, va coltivata con la crescita del dialogo, con
l'accettazione delle differenze, con l'azione quotidiana di chi vuole
realizzare anche nel suo piccolo relazioni di fraternità, di uguaglianza, di
giustizia , di partecipazione, di libertà per tutti.
Senza questo sforzo continuo, senza questo
impegno che parte dalle coscienze di ciascuno, ogni valore é a rischio.
Viviamo
in un tempo che riduce tutto alla spasmodica ricerca di ricchezza economica,
misura unica del vivere. Dobbiamo avere la volontà e il coraggio di riscoprire
e difendere questi valori.
La guerra é tornata
prepotentemente sulla scena mondiale, e con essa il terrorismo. Anche il nostro
paese é coinvolto in un conflitto armato, si teorizza addirittura la guerra
preventiva e permanente come soluzione delle controversie internazionali, e
nuovi fondamentalismi vengono alimentati in occidente e in oriente.
Dobbiamo avere il coraggio e la forza di
essere costruttori di pace.
E' un impegno che ci deve coinvolgere tutti.
Non solo richiedendolo ai governi... che purtroppo spesso, costruttori
di pace non sono.
Anche noi cittadini,
noi associazioni possiamo fare molto.
Non solo ai grandi é dato scrivere la storia.
Per anni, associazioni italiane ed
internazionali hanno operato nei luoghi più difficili. Non hanno avuto bisogno
di eserciti al seguito per dare senso alla solidarietà e alla pace. Anche in
situazioni drammatiche, come quella irachena, la loro costante presenza dice
che un altro modo di affrontare i conflitti era ed è possibile, che la
solidarietà é possibile, che un mondo diverso é possibile.
Contro le guerre e contro tutti i terrorismi,
per una solidarietà tra i popoli e una pace vera, contro la follia di una
guerra preventiva, che aggraverà drammaticamente i conflitti!
Con
questo spirito oggi come ieri queste
associazioni richiedono il ritiro di ogni esercito occupante, e un vero
intervento dell'ONU.
Non
possiamo che essere d'accordo con loro e fare nostra questa richiesta.
RITIRO DEGLI ESERCITI OCCUPANTI.
INTERVENGA L’ONU.
Coordinamento associazioni
di volontariato Cuggiono
Parrocchie di Cuggiono e Castelletto
Fotocopiato in proprio 25.04.04